L’uso delle grotte sacre nel Mediterraneo, concentrandosi sul culto di San Michele e la sua diffusione tra Oriente e Occidente. Le grotte, considerate luoghi sacri in molte culture, assumono un ruolo significativo nel cristianesimo medievale come spazi di vita contemplativa e isolamento spirituale. La Siria bizantina è un modello principale per queste pratiche, che si diffondono in Occidente attraverso il monachesimo italo-greco.
Dal VI secolo d.C., le grotte diventano associate al culto di San Michele, visto come protettore contro il male e guaritore. Il culto si espande in Italia meridionale, con Monte Sant’Angelo in Puglia come centro principale, sostenuto dai Longobardi. In Campania, in particolare tra Salerno e Benevento, il culto si diffonde notevolmente, con numerosi santuari situati lungo importanti vie romane.
Le grotte di questa area diventano importanti luoghi di pellegrinaggio e rifugio spirituale, legate a pratiche monastiche e votive. La presenza italo-greca contribuisce alle tradizioni locali, manifestando una fusione culturale unica. L’Arcangelo Michele, in questo contesto, assume diverse connotazioni, da esorcista a pellegrino, riflettendo la vocazione economica e culturale del territorio.
Filomena Papaleo1 filomenapapaleo@gmail.com
1Fondazione MIdA –Musei Integrati dell’Ambiente, Pertosa (SA), Italia